Ora anche Israele, «la Guerra nucleare è dietro l’angolo»

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«Gli articoli si guardano, le fotografie si leggono» con una breve didascalia, volendolo, vi è già tutto in questa foto dell’immenso palco con sopra un centinaio di persone inequivocabili nelle loro vesti di rappresentanza. E cioè letteralmente e plasticamente tutti i Capi delle principali Religioni del Mondo.

Tre sole eccezioni, su questo vero e proprio parterre de rois: il “Vescovo della sintesi” di tutte le chiese cristiane nel nome universale di S. Nicola, mons. Mariano Andrea Magrassi (padrone di casa e metropolita di Bari) il venerabile don Tonino Bello «il pastore scomodo che marcia contro la guerra» e mons. Vincenzo Paglia per la potente Comunità di S. Egidio, l’internazionale movimento dei laici della Chiesa “al servizio della Pace attraverso la preghiera, la condivisione, l’incontro e il dialogo”.  

 Di fronte al palco, sedute, migliaia di persone ma non certo pubblico: solo le autorità e tutti i delegati ufficiali al seguito di questi leader mondiali dell’anima, convenuti a Bari da ogni angolo della Terra per una “tregiorni” per la Pace fitta di incontri e convegni. Unico assente il Papa e Santo Karol Wojtyla ma lì autorevolmente rappresentato dal Cardinale Jozéf o Joseph Glemp, primate di Polonia e sua espressione diretta di quella «Europa che respira con due polmoni, uno a Ovest e uno ad Est», per come contribuì a farla e la definì appunto Papa Giovanni Paolo II, quella Pace durata circa 70 anni.   Circa queste immagini e l’evento, siamo nel settembre 1990 e con artefice per l’Italia, relativamente alla Politica, l’allora Primo Ministro Giulio Andreotti. Stiamo infatti parlando del “più grande incontro dei Popoli mai avvenuto nella Storia” almeno stando alla definizione più semplice di essi, prendendone in considerazione i principali elementi culturali e identitari, e pure sintetizzabile in quel «Dio, Patria e famiglia», peraltro d’attualità, e quantomai valida per un’utile ed esaustiva spiegazione dell’Italia come Nazione, avendo come sua Capitale una Roma Caput Mundi della Cristianità.   

  Un ricordo del passato «per spiegare il presente e (magari) orientare il futuro» visto che, l’allora fallito tentativo di impedire la guerra che gli USA decisero di scatenare contro l’Iraq, qualcosa avrebbe pur dovuto insegnare. E invece “corsi e ricorsi storici” e stessi protagonisti, ma con un’«Europa marginale e subalterna» ancora più di ieri, eccoci ad un oggi che ha visto una misconosciuta guerra di provincia tra Russia e Ucraina, e già in atto da otto anni, trasformarsi in un mascherato conflitto mondiale con tutto l’Occidente e la NATO schierati dietro le quinte. Noi compresi. E non certo da poco la differenza da allora: una guerra in piena Europa che, ormai sta avvicinandosi al milione di morti sul teatro degli scontri, sta distruggendo le nostre economie, le nostre vite… ma, cosa ancor più preoccupante nell’immediato, rischia di divenire nucleare e globale per un errore sul campo o un mero calcolo strategico sbagliato delle potenze in gioco.   

Il pericolo concreto che stiamo correndo tutti verosimilmente come effetto del nuovo equilibrio geopolitico planetario che i soliti noti che di fatto gestiscono la finanza mondiale (quelli che Joel Bakan chiama The Corporation) starebbero cercando di imporre al Mondo intero. Il risultato di questo Risiko reale? Ancora nuovi inquietanti scenari, come quello appena accesosi di Israele contro Hamas, ove già non bastassero le 170 guerre in corso in tutto il Pianeta. Senza contare il disastro geopolitico che «in nome dell’utopia ideologica di una “democrazia da esportazione”» sta di fatto condannando l’intero Occidente a un fatale declino qualora l’Europa perdesse definitivamente un importante pezzo finora nella sua area: quella potente e una volta amica Russia che, una volta saldatasi militarmente ed economicamente in modo definitivo all’Asia e alla Cina, farebbe di questa una superpotenza che non avrebbe antagonisti possibili sotto nessun profilo.   Ma che strategia è poi mai questa che, indebolendo L’Europa, sta indebolendo il continente che, appena fino a ieri, era l’ago della bilancia della Pace nel Mondo come l’interlocutore di peso in grado di frapporsi tra le massime potenze e fare la differenza?

Una perdita di influenza e di potere che guardando bene e lontano non gioverebbe, per esempio, neppure alla stessa America, vista la Cina che sta già dando preoccupanti segni di irrequietezza … E allora cui prodest quanto sta succedendo e che rischia oltretutto di trasformare quella che era una stabile EurAsia in EurAfrica, visti i nostri dirimpettai? E già, nel caos totale che regna, non è poi neppure esagerato prevedere, da quel popoloso continente in fermento, persino un accelerato esodo di massa sulle nostre coste. E di proporzioni tali da far impallidire persino l’incubo di Oriana Fallaci: quello di una islamizzazione dell’Italia e dell’Europa come conseguenza di una progressiva e inesorabile “sostituzione etnica” in grado soffocare e cancellare nel tempo la nostra millenaria cultura.   

Né convince più di tanto la narrazione buonista che tende a descrivere anche un esodo come « un fenomeno spontaneo legato alla storia del Mondo» almeno stando, e non alle parole di un complottista al bar,  ma a quanto spiegato nell’ imponente saggio “Armi di migrazione di massa” della ricercatrice internazionale Kelly M. Greenhill: un libro – guarda caso non citato da nessuno – che attraverso una lucida e ben documentata analisi pone in ben altra luce i fenomeni migratori, spiegandoli piuttosto come vere e proprie armi di ricatto politico per il “potere destabilizzante che hanno soprattutto verso le democrazie liberali”. Quanto basta ad autorizzare persino il cinico sospetto che migrazioni ed esodi non siano poi così mal visti, almeno da chi teme e ha compreso che una grande Europa unita e ben organizzata, e libera da condizionamenti esterni, sarebbe forse il primo Continente al Mondo. 

  Non certo questa la sede per riportare anche la complessa analisi, peraltro sostenuta dalla maggior parte dei massimi intellettuali liberi che, partendo dal presupposto che «la responsabilità di una guerra non è solo di chi la fa, ma anche di chi la provoca», finisce col porgere una lettura del presente in chiave pressoché invertita rispetto al mainstream corrente, resta comunque un fatto: nessuno vuole che questa guerra continui e sempre più italiani sono ormai convinti che la grande politica internazionale ed atlantista dell’Occidente non stia facendo abbastanza per fermarla. Anzi.   A questo punto rispolverando anche Voltaire e il suo celeberrimo «Se Dio non ci fosse bisognerebbe inventarlo», l’ultima speranza dell’Umanità, prima di una possibile e imminente catastrofe totale, non resta che Lui.

O, più concretamente e sulla Terra, Papa Francesco che, alla guida di una rivoluzione pacifica dal basso in tutte le piazze e accompagnata dai media, induca tutti i potenti del Globo a riflettere su cosa stanno facendo e, magari, riuscisse pure a riportare indietro le lancette del tempo fino agli inizi dell’anno scorso. E dunque attingendo a quel prezioso passato di una trentina di anni fa, cosa di meglio di Bari, e nel nome universale di S. Nicola, come “Ponte di Pace tra Oriente e Occidente” per avviare quel dialogo che nessuna diplomazia riesce ad aprire per fermare questa già avviata Terza Guerra Mondiale in Ucraina?   



Enrico Tedeschi (con un grazie per tutti i contributi che hanno reso possibile questo articolo)

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