Se vuoi il posto fisso devi fare il politico

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Ero ancora ragazzo e alcune trasmissioni televisive che venivano proposte dall’unico canale di allora, mostravano volti di politici in giovane età che ora, dopo diversi anni, in buona parte, continuano ancora ad apparire nelle numerose reti televisive sia terrestri che aeree. A volte occupano anche gli spazi radiofonici. Le stesse cose che dicevano allora, le dicono ora e gli stessi problemi che dicevano di voler risolvere allora, devono ancora essere risolti. Insomma il tempo passa per tutti tranne che per loro, tanti inossidabili esponenti del durevole, tipo pila “duracel”.  Molti sono morti, ma hanno trasmesso il patrimonio culturale e dialettico ai loro discendenti, tramandando usi e costumi che sarebbe stato un peccato disperdere.

La creazione della discendenza politica è ormai una realtà e reali sono anche le modifiche che vengono apportate alle leggi dello Stato per consentire loro di usufruire di ulteriori mandati comunali, regionali, parlamentari, municipali, tanto da renderne permanente la presenza nelle sedi istituzionali. Fare politica è ormai un mestiere! Un pericoloso percorso al contrario che ha compromesso le basi democratiche di un Paese che vorrebbe essere considerato civile. Un mandato permanente in una posizione di comando può creare situazioni compromettenti, non solo per la  politica, ma soprattutto per la  popolazione. Lunghe permanenze ai vertici, facilitano rapporti condizionanti  che l’avvicendamento tenta di evitare. Non la pensano così alcuni esponenti politici, fra cui i primi cittadini di grandi città, e governatori di Regioni del nostro Paese, alcuni già in carica per il terzo mandato.  Un tentativo di regolamentare con la Costituzione le norme  per l’elezione dei presidenti di Regione e dei consigli regionali, è stato fatto  attraverso principi contenuti nelle leggi dello Stato.  L’articolo 122 della Costituzione, prevede che   le norme  per l’elezione dei presidenti di regione siano  stabilite dalle stesse amministrazioni.

Non tutte le regioni italiane però si sono dotate di leggi  di cui  già  nel 2004 il Parlamento ne aveva sollecitato l’ emanazione,  finalizzate a stabilire il limite di due mandati consecutivi per i presidenti di Regione.  Legge irretroattiva, che ha consentito al governatore del Veneto di esercitare il suo terzo mandato. Anche la Lombardia ha avuto un presidente per quattro mandati consecutivi. Il governatore pugliese ed il sindaco di Bari cercano di seguirne le orme. I Venti  o quindici anni di attività politica  e  il  riconoscimento delle così dette buone uscite, previste per ogni consigliere regionale e per ogni mandato, impedisce  ai tanti disoccupati, e non solo a loro, di  definire leggi dello Stato,  decisioni che sanciscono le  eterne disuguaglianze. Una realtà che solo gli psicotici possono accettare, senza cedere alle tensioni della guerra moderna.

Ugo Lombardi

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