Parchitelli: “Sulle Liste d’attesa serve un progetto di ristrutturazione del Sistema Sanitario Nazionale”

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Nota della consigliera regionale e vicesegretaria del Pd Puglia, Lucia Parchitelli:

«In sede di Consiglio abbiamo discusso di Liste d’attesa in ambito sanitario, un problema che c’è e si manifesta in modo sempre più preoccupante, nonostante la Puglia, nel post Covid, sia una delle Regioni italiane che hanno dimostrato maggiori capacità di recupero. Una questione quella dello smaltimento delle liste d’attesa che però non può non partire dalla ristrutturazione dell’intero Sistema Sanitario Nazionale che oggi vede il Governo decidere solo tagli, quando invece sarebbe necessario aumentare le risorse così come a più riprese richiesto dal PD, e mai affrontare i reali problemi della Sanità».

«Condivido il pensiero espresso dal collega Lopalco: non sarà la decadenza dei DG delle ASL a ridurre le liste d’attesa, né tantomeno il numero delle prestazioni in ALPI. Il problema va affrontato innanzitutto a livello nazionale e poi territorialmente con una stretta collaborazione tra Assessorato, Dipartimento Salute, ARESS, Sindacati di categoria, ASL pugliesi e Commissione Sanità, che devono lavorare a un progetto di ristrutturazione in ambito sanitario. E proprio durante la discussione in Aula, abbiamo accolto con soddisfazione una nota del Ministero della Salute che inserisce la Puglia tra le Regioni italiane adempienti per i LEA – Livelli Essenziali di Assistenza, unica Regione del Sud assieme alla Basilicata. Passi concreti, non parole».


«Oggi con i colleghi del Partito Democratico abbiamo votato no alla proposta di legge ‘Misure per la riduzione delle liste d’attesa in sanità – Primi provvedimenti’. Lo abbiamo fatto non perché non riteniamo la questione un’assoluta priorità, ma perché siamo certi che la proposta non risolva il problema. Come Partito Democratico siamo pronti a fare la nostra parte, perché con la salute non si gioca. Vogliamo continuare a costruire una Sanità più vicina ai bisogni delle persone, non solo nelle città ma anche nelle aree interne. Non riconosciamo nell’attuale SSN quello voluto da grandi donne come Tina Anselmi, ma anche grandi uomini, che ci hanno insegnato che la sanità non deve guardare se sei ricco o sei povero, e soprattutto non deve guardare alla privatizzazione. Il nostro compito è difendere la Sanità pubblica a oltranza, ma allo stesso tempo provare a migliorarne il sistema»
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