“Chi ha diritto all’ S.F.L. (ex Reddito di cittadinanza)”

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Per ottenere il “Supporto per la formazione e il lavoro” il nucleo famigliare non deve avere diritto all’assegno di inclusione: deve essere quindi composto solo da persone di età compresa tra i 18 e i 59 anni che non sono affette da disabilità e che non siano state prese in carico dai servizi sociali perché rientrano nelle categorie non immediatamente attivabili al lavoro.

Inoltre, nessuno dei componenti del nucleo familiare deve esser stato sottoposto a una misura cautelare personale, a una misura di prevenzione o avere sentenze definitive di condanna adottate ai sensi dell’articolo 444, se successivi del codice di procedura penale, intervenute nei 10 anni precedenti alla richiesta per ottenere l’SFL.

Persone…che non sono affette da disabilità?!? Perché, un ipovedente, un ipoudente o un cittadino a cui manca una gamba, per esempio, non deve pure mangiare come tutti gli altri?

Li vogliono per caso buttare giù dal monte Taigeto, come si faceva a Sparta?

Non tutti i disabili sono già stati “presi in carico dai servizi sociali”. Questa norma raffazzonata dove li colloca?

 

Premetto che non mi piacciono gli assistenzialismi, come il reddito di cittadinanza e come sono queste misure, con i nomi cambiati. Però qui si tratta di discriminazione sociale e di eugenetica!

Tali requisiti normativi autorizzano a sospettare in tal senso, pur senza esplorare l’apologica riconducibilità storica, del principale partito al governo, a formazioni antidemocratiche del secolo scorso.

Con quale coraggio questo partito simula di professare la fratellanza patriottica nella propria denominazione: “Fratelli d’Italia”!

DOMANDA: Perché gli ex detenuti, che hanno pagato il prezzo intero, IMPOSTO DALLA SOCIETA’, devono essere esclusi da questa misura di attenuazione dell’impatto del loro reinserimento?

Quale contro-morale non scritta decreta che la Costituzione sbaglia nel ritenere la misura detentiva una forma di riabilitazione piena e, senza dirlo, costringe queste persone a subire trattamenti coatti per tutta la vita, non potendo ambire COME GLI ALTRI ai diritti civili?

Il Governo Meloni è contrario al reinserimento e alla riabilitazione di questa categoria?

Qui è anche peggio: Non solo chi ha subito una condanna penale passata in giudicato, o sostituita da misure sostitutive della detenzione, ma tutta la famiglia è coinvolta venendo esclusa dal mancato raggiungimento del requisito di ‘verginità penale’ del singolo componente.

Certo si risolve facilmente la limitazione del ‘penale’ inducendo la famiglia dello sfortunato a rinnegarlo e a estrometterlo dallo Stato di famiglia. Si vogliono indebolire i legami familiari?

Forse è una forma di presunzione e di alterigia quella di chi si sente superiore al ‘popolo’ e stratifica la società in gradazioni di persone ‘più meritevoli dei diritti civili’ di altre.

Piace a loro, quindi, perseguitare chi non ha più alcun debito con la giustizia, avendolo già pagato?

Oppure questi nuovi ‘aristocratici-politici’ preferiscono concedere manovalanza disponibile a poco prezzo per le scorrerie che la malavita proporrà a queste persone disperate, che non possono neppure mangiare, venendo meno anche questa forma di sostegno sociale?

Che patto non scritto sarebbe stato concesso alle organizzazioni mafiose da emendamenti così restrittivi?

CARLO ZEULI

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