“Luglio col bene che ti voglio” fischiettava una canzone degli anni ’60 e le compagnie petrolifere hanno preso il motivetto a loro inno: puntuale come l’IMU e la TARI sono arrivati gli aumenti dei carburanti; senza alcun ritegno per la crisi e l’inflazione; il cartello delle compagnie petrolifere (altro che concorrenza! Ed il Garante dov’è???) ha ritoccato i prezzi alla pompa di diverse decine di centesimi. Poca roba si dirà, ma non è così, perché un pieno di 35/40 litri costa circa 6 euro in più che incidono sulla gestione del paniere familiare, soprattutto per coloro che per lavoro devono spostarsi con i propri mezzi, in aree non servite da mezzi pubblici o con mezzi pubblici insufficiente e fatiscenti.
Giustificazioni? Nessuna che un soggetto nel pieno delle proprie facoltà mentali possa accettare: c’è la solita guerra (oggi in Ucraina, ieri nel Golfo e così via); l’aumento della richiesta e dei consumi (ma quali? La gente non riesce ad arrivare a fine mese, ma dove deve andare???); la diminuzione della produzione dei Paesi dell’OCSE (ovvio è fatta per tenere alto il prezzo); ed altre amenità del genere.
Se, poi, pensiamo che più della metà del prezzo alla pompa dipende dalle accise statali, allora abbiamo il quadro completo di un sistema che sui trasporti ci lucra e basta: sull’auto si paga la tassa di possesso, l’assicurazione obbligatoria, la revisione obbligatoria (con tutto quello che significa, per ricaduta, in assistenza meccanica, per la felicità della lobby delle case madri automobilistiche sui tagliandi), i parcheggi a pagamento ovunque (quelli gratuiti sono pressochè inesistenti, nonostante la Legge preveda delle proporzioni rigide fra le due tipologie, ma i Comuni nicchiano) , la rapina autostradale (le autostrade le ha realizzate lo Stato con i nostri soldi ed il costo è stato ormai abbondantemente ammortizzato, ma noi paghiamo ai concessionari per una manutenzione che non c’è!) e piacevolezze continuando.
L’automobilista è la vittima sacrificale di questo sistema economico perverso, dove – dall’anno prossimo – si venderanno solo auto elettriche nuove, senza possibilità di avere punti di ricarica sui lunghi percorsi e senza sapere dove smaltiremo le batterie, ma si fa credere che diminuiremo l’apporto di CO2 (come se India, Cina, Brasile e USA stessero già eliminando i motori termici), tutelando così l’ambiente; in realtà ci stiamo suicidando economicamente.
Intanto i prezzi salgono e tutti tacciono. L’inflazione sale (anche per i carburanti) e tutti pensano alle vacanze (?). L’economia sta per entrare in recessione e i giornali parlano di gossip! Gente svegliatevi, che tra un po’ affolleremo le mense della Caritas.
ROCCO SUMA