«L’istituzione di una commissione d’inchiesta sul reddito di cittadinanza è l’ultimo arrogante atto di una conclamata inadeguatezza della maggioranza di centrodestra. Una maggioranza solo numerica perché ogni giorno che passa, dal fisco alla giustizia, la coalizione che ha vinto le elezioni non ha ancora capito che stare al governo non significa alimentare lo scontro stimolando la reazione del proprio elettorato, ma rappresentare le esigenze di tutti gli italiani, anche di coloro che non l’hanno votata. Qualcuno informi Giorgia Meloni e i suoi ministri che governano nel nome di tutti gli italiani e, anche se la cosa sembra loro strana, hanno il dovere di prendere decisioni che aiutino la vita di tutti, in questo momento soprattutto quella dei percettori del reddito di cittadinanza trattati come anonimi numeri di telefono e non come cittadini». Così il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia.
«La commissione di inchiesta rappresenta in maniera plastica l’inadeguatezza nel gestire la complessità dei problemi degli italiani, il tentativo di colpire chi ha servito lo Stato con ricette diverse dalle loro e l’incapacità di assumere decisioni con l’equilibrio che dovrebbe avere chi rappresenta la nazione. Il governo ha sicuramente il diritto, a nostro avviso sbagliando, si cancellare il reddito di cittadinanza ma ha il dovere di garantire a oltre due milioni di italiani le condizioni minime di vita in un momento di particolare difficoltà economica. Ma da un governo che fa regali agli evasori rinnciando a riscuotere le tasse non versate non possiamo aspettarci altro che la volontà di colpire coloro che la pensano diversamente. Tra gli evasori e coloro che ricevono l’assegno minimo mensile il Pd starà sempre dalla parte di questi ultimi», conclude.