Una statua sul lungomare di Bisceglie. E’ lo “sbattitore” di polpi.

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Ad ovest della costa biscegliese è stata eretta fronte mare la statua dell’uomo “sbattitore di polpi” . E’ li già da qualche tempo ma pochi ne sono a conoscenza. Chi sia lo scultore nessuno lo sa, un velo di mistero ammanta la scultura. Perché è stata eretta e da chi non è dato sapere. Comunque è un prestigioso riconoscimento non c’è dubbio. E’ un riconoscimento ad una delle più antiche virtù marinaresche: lo sbattimento e l’arricciamento del polpo. 

Abbiamo chiesto in giro e abbiamo incontrato una figura mitologica biscegliese: “Welino u pulp”, un’icona della maestria con cui si sbatte il polpo. Welino con le sue gote arrossate e le sue rughe profonde ha battagliato in quasi tutti gli anfratti della costa biscegliese con polpi di ogni natura e carattere, dice lui. Ne ha fatte di “polpisciate” a bordo della sua piccola imbarcazione e di sbattute e arricciamenti ne ha perso il conto.  E non si dica in giro che sbattere il polpo sia una pratica semplice! Ci vuole una tecnica affinata negli anni, dice Welino e ci spiega pure la tecnica: “Bisogna prendere il polpo dalla testa e lasciar penzolare i tentacoli poi con una manovra a ad arco sbattere il polpo sempre con la stessa forza ne di più ne di meno sennò va a finire che il polpo o rimane duro oppure diventa troppo molle. La “sbattitura” deve essere graduale e misurata a secondo delle dimensioni del mollusco: è vietato sbattere i polpi piccoli piccoli, quelli si arricciano solamente e si mangiano crudi. “ Gli abbiamo chiesto a chi è stato reso cotanto omaggio ma Welino inorgoglito e spiritoso ci ha lasciati con una frase ad effetto: “il polpo si cucina nell’acqua sua” .

Welino si avvia verso la sua barca e noi guardiamo il mare e la statua. Lì con una mascherina il pescatore sbattitore solitario non s’avvede dei visitatori e dei commenti , non teme le salate, il vento, la brezza perché è attento, potrebbe scappargli il polpo che fino all’ultimo tenterà di ingannare il suo nemico fingendosi morto. 

Franco Marella

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