Salario minimo e povertà lavorativa

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Il ministro Orlando in questi giorni ha rilanciato la questione dell’introduzione del salario minimo.

L’Italia insieme alla Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia è tra i paesi membri che non ha un salario minimo legale.

Senza dubbio introdurre un limite minimo al reddito sarebbe uno strumento per combattere la precarietà e consentirebbe alla contrattazione dei salari di non  andare al di sotto di quel limite.

Volendo però essere realistici l’introduzione del salario minimo non risolverebbe alla base il problema del lavoro povero infatti vanno individuate le cause  ed agire su di esse.

Questo è quanto emerge dal gruppo di lavoro” Interventi e misure di contrasto alla povertà lavorativa” istituito dal Ministero guidato da Andrea Orlando.

La povertà  lavorativa -in base agli studi del gruppo-va arginata con queste misure

-1. Garantire minimi salariali adeguati.

-2. Aumentare il rispetto dei minimi salariali attraverso una vigilanza più efficace

-3. Introdurre un in-work benefit

-4. Incentivare il rispetto delle norme da parte delle aziende e aumentare la consapevolezza di lavoratori e imprese.

-5. Promuovere una revisione dell’indicatore europeo di povertà lavorativa.

Sarebbe auspicabile in questo periodo di PNRR e di misure che dovrebbero combattere le disuguaglianze economiche   – territoriali  e segnare la rotta del cambiamento un intervento concreto delle istituzioni e delle parti sociali  per giungere ad una soluzione che ridia dignità al lavoro e la lavoratore.

Antonella Cirese

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