UCRAINA, FACCIAMO IL PUNTO

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È ben strano che nel diffuso e acceso dibattito sull’Ucraina non siano emerse le questioni e i risvolti economici ad essa connessi. Basta guardare un atlante economico della regione per rendersi conto che il Donbass è un distretto industriale particolarmente importante per la produzione siderurgica; inoltre molte altre imprese sono operative nella zona. Come mai non se ne parla?

Come prima cosa salta all’occhio che avere tali produzioni siderurgiche nello spazio economico russo o non averle fa una enorme differenza; anche sul piano della sicurezza.

Secondariamente legare l’Ucraina alle logiche occidentali significa esporla alla concorrenza internazionale delle multinazionali in quello o altri settori con conseguente sindrome post industriale di cui noi italiani siamo abbondantemente esperti per le delocalizzazioni, chiusure, razionalizzazioni, robotizzazioni, cambiamento “di processo e di prodotto”,.. che conosciamo benissimo e che significano una cosa sola: disoccupazione e precarietà ad ogni livello e per tutti. Invece entrare nello spazio economico russo può significare per quelle imprese ucraine collocate nelle regioni di cui si discute, garantirsi un mercato di sbocco più certo specie se dovesse permanere lo stato delle sanzioni occidentali che favoriscono in  modo estremo le produzioni nazionali essendo impedite le importazioni. In ogni caso è credibile che la Russia sia interessata a quelle industrie anche in assenza di sanzioni.

In terzo luogo le comunità della zona non possono non essere consapevoli delle differenze tra i due modelli di vita e di sviluppo essendo sotto i loro occhi l’uno e l’altro e quindi è credibile che in momenti di così accesa incertezza e memori di un passato non sempre roseo, preferiscano la certezza del vicino potente alla incertezza dei mercati liberi. E in questo il parlare russo non è indifferente.

Infine il timore di un avvicinamento della Nato e relativi armamenti ai confini russi, (che certamente non è elemento da sottovalutare) sbiadisce se confrontato con le tecnologie esistenti che ormai quasi annullano le distanze. Inoltre la Nato è già vicina alle frontiere russe in  molti punti e quindi, come detto, pur non essendo secondario il punto, non sembra essere essenziale.

Quindi quale è la ragione della Nato e quale è la ragione della Russia per insistere tanto su posizioni che non sembrano così decisive?

Al momento non è possibile esprimere un giudizio certo ma è sicuro che dietro a questa vasta e complessa vicenda appare il fantasma dell’ancor più grande e complesso tema del confronto tra modello mondialista e quello sovranista. Sia la Russia che l’Ucraina sono esempi di economie che per scelta, per tradizione, o per forza, sono espressione delle peculiarità locali e quindi sono ancora parzialmente impermeabili alla invadenza delle organizzazioni economiche sovranazionali. Le grandi Corporations -parlando eufemisticamente- non si sentono e non sono libere come in Occidente di operare all’interno della Russia mentre con l’Ucraina vorrebbero maggiore libertà di azione. I Ministeri degli esteri occidentali la pensano come le Corporations.

Dopo più di mezzo secolo di confronto/scontro tra una idea ed una economia (quella comunista) e un’altra (quella liberale) che è passata alla storia come guerra fredda, oggi si profila lo stesso confronto tra un modello di economia (ripeto: per scelta e/o per forza) indipendente dalle influenze dei centri di potere economico sovranazionali e un altro modello di economia quello mondialista che si ritiene invincibile per le tecnologie sofisticatissime che detiene.

Naturalmente denunciare questa cosa significherebbe rifare sotto altra forma il confronto tra ideologie che abbiamo conosciuto; quindi i media parlano di cose regionali, tattiche, militari, provvisorie lasciando nel buio le ragioni vere, quelle di fondo; come peraltro accade praticamente in tutti i campi della politica praticata oggi: dalla finanza alla moneta, dalle tecnologie della comunicazione all’alimentazione del futuro, dalla sanità al trattamento delle notizie personali,… all’uso della psicologia di massa sia da parte della politica sia da quella delle imprese multinazionali.. tutto viene fatto e realizzato senza coinvolgere le Istituzioni nazionali che così vengono totalmente azzerate. Alla stessa maniera ci troviamo di fronte a una serie infinita di singoli fatti gravissimi ma apparentemente privi di un nesso unico; che invece non solo c’è, ma non può non esserci. Alla scienza politica il compito di cercarli.

In questa diatriba si pongono questioni di efficienza, sostenibilità, etica ed equità di ognuno dei due modelli; questioni che per il momento omettiamo ma non possiamo sottacere che la questione non finisce né qui, né ora ed è molto più grande delle due regioni contestate.

Se tutta questa impostazione che abbiamo qui rappresentato è più vicina di altre alla correttezza la Russia riuscirà a farsi attribuire le due regioni dopo brevi o lunghi scontri sul campo mentre la Nato non si allargherà, l’Unione Europea aumenterà la sua presenza nell’area: ma il braccio di ferro economico -cioè le sanzioni- avrà vita lunga a danno di tutti.

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