Si è svolta oggi, presso l’Hotel Nicolaus, la prima giornata di lavori del sesto congresso territoriale della Cisl Bari improntata allo slogan “Esserci per cambiare”.
In platea tante personalità del mondo sindacale, sociale, datoriale, politico ed ecclesiastico. In bella vista il ghota della Cisl Bari, ospite d’onore come è ovvio che sia, il segretario nazionale Luigi Sbarra.
I lavori sono iniziati alle ore 9 e si sono conclusi alle ore 15.00, dopodiché gli accreditati dalla sala congressi sono passati alla sala da pranzo. Baci, abbracci, saluti e bigliettini-santini, la festa è finita.
L’impronta della Cisl c’è. Gli interventi catalizzatori sono stati due: quello di Boccuzzi e quello di Sbarra. L’intervento del segretario nazionale è stato conclusivo ed è durato ben 70 minuti, un intervento pieno zeppo di notizie e mentre venivano snocciolati i dati afferenti i problemi che affliggono la nostra nazione non sono mancate le stoccate alla Uil e alla Cgil, rei secondo Sbarra, di credere di aver dettato l’agenda sindacale per tutti. Sbarra è stato chiaro: La Cisl merita e deve avere rispetto, per il resto tutto nella norma.
Giuseppe Boccuzzi, mi è sembrato come la straordinaria Drusilla Foer: molto colto. Altri riferimenti al personaggio Boccuzzi-Foer sono concettualmente inutili. Boccuzzi ha parlato in lungo e in largo, ha parlato del suo territorio, delle sue straordinarie potenzialità, delle sue straordinarie negatività, ha parlato di politica, di sindacato, di associazionismo e ha parlato della sua Cisl, ha parlato di quello che sa molto bene. In verità ho notato pochi “mea culpa” però.
E’ stato acclamato, le standing ovation non sono mancate, è stato “eletto” . In effetti Boccuzzi ha toccato temi bollenti e urticanti per un sindacalista come ad esempio i prossimi licenziamenti delle maestranze della Bosch e della magneti Marelli, non ha dimenticato le altre aziende che aspettano soluzioni alternative ai licenziamenti; ha lanciato strali occultati in una bolla educativo/saggistica verso la politica servile, ha parlato di risorse territoriali: turismo, economia, imprese, famiglie, pensione; ha garantito tutto il suo appoggio ai dossier più scottanti, ha parlato del P.N.R.R. e degli investimenti nel settore energetico , valvola di sfogo per il caro bollette, ma ha messo al centro di tutto il lavoro e le sue debolezze.
L’intervento di Giuseppe Boccuzzi è stato lungo e potrei narrarvi di una serie di proposte programmatiche-sociali, potrei elencarvi delle molte aziende che sono alle “pezze”, potrei raccontarvi delle proposte di carattere economico/finanziario per il rilancio del settore manifatturiero, potrei , ma non posso per ragioni di spazio.
Mi limiterò a parlare del “pensiero” a caso del cislino Boccuzzi: “ No alla trappola del salario minimo”. Perché no al salario minimo Boccuzzi?! ««il salario minimo legale non è la soluzione, ma una dannazione. Non sia mai, la trappola del salario minimo. Non saremmo seri»» . » «Il lavoro , continua Boccuzzi, la povertà del lavoro precario è frutto di contratti pirata, concordati con sindacati di comodo e amici (im)prenditori. Il Lavoro si combatte mettendo in campo un grande piano di competenze, la formazione, le politiche attive. Si combatte contrastando i falsi stage, i falsi rapporti di lavoro autonomo e promuovendo l’apprendistato come canale privilegiato in ingresso nel mondo del lavoro» E come dargli torto.
Però c’è un però, proprio ieri sera (14 febbraio) alle ore 21.45 è andato in onda il programma di Iacone “Presa Diretta” che ha parlato in lungo e in largo del salario minimo legale. Iacone che non è un giornalista qualunque e ha subito preso posizione: il salario minimo legale non deve essere una panacea ma un vero rilancio per stroncare il lavoro nero e l’abuso di centinaia di contratti farlocchi. Molti sindacalisti, molti economisti, molti lavoratori pagati addirittura a 3,50 all’ora sono concordi nell’affermare che il salario minimo legale potrebbe essere un vera rivoluzione. Verrebbero garantiti molte professionalità che ora sono spinte verso il precariato più assoluto, verso la demotivazione, verso l’abbandono dei propri sogni tanto sudati quanto guadagnati per opera di sacrificio delle famiglie.
Va tutto bene: posizioni divergenti sul salario minimo, come è ovvio che sia. La democrazia è il sale del dialogo. Uno parla di risoluzione l’altro di affossamento. Su di una cosa hanno entrambi ragione: molti sindacalisti fasulli e molti contratti di “comodo”. Però noi comuni mortali sappiamo che Rai 3 e la Cisl sono orientati verso “lidi diversi” e devono per forza appaiarsi su piani diversi senno che lotta di classe sarebbe.
la mia critica, semmai è tale, non è verso Boccuzzi la Cisl o Rai 3 è verso un sistema variopinto, con tanti “colori” ma che chissà perchè questi colori sono spenti e circondati da una nebbia così fitta che i proclami si perdono nell’ovattato mondo dell’incertezza in cui l’Italia è piombata.
Franco Marella