Uno dei miraggi della politica Italiana è la riforma fiscale. Finanche l’Europa lo chiede ma non se ne parla ancora. Dopo il disastro Covid i conti Pubblici sono andati fuori controllo, e non vi è riforma fiscale che possa servire a risanarli.
Per i Polittici la locuzione riforma fiscale significa aumentare il gettito, cioè vogliono altri soldi nostri. Per noi invece significa più giustizia, meno burocrazia e quindi meno tasse: per altro tutti concordano sul fatto che sono troppo alte.
Si parlano due lingue diverse: chi occupa i palazzi vuole sempre più asservire la gente, mentre i cittadini credono che i loro rappresentanti abbiano a cuore i loro interessi ed il loro futuro. Fino ad oggi i cittadini hanno sempre avuto la peggio, ma la situazione non è più sostenibile, anche perché ulteriormente aggravata dal mondialismo che ha messo in diretto contatto realtà con carichi fiscali diversi a tutto danno dell’Italia e del sud.
Noi sappiamo che il Mezzogiorno d’Italia è una realtà economica a se stante che dovrebbe avere una fiscalità speciale. Come si può pensare infatti che ci sia qualcuno che possa investire a Grottole anziché a Milano sapendo che la legislazione fiscale è uguale?
Come si può credere ad un accorciamento delle distanze tra nord e sud, se il sistema burocratico fiscale non distingue tra le realtà ultra periferiche come le zone montane o le isole minori, (dove non c’è neanche la farmacia) ed il nord Italia che è tra le regioni più ricche d’Europa?
Come se tutto questo non bastasse continuano gli italici esattori a perseguitare i contribuenti come se non fossimo in piena pandemia e come se non fossero coscienti della profonda iniquità dell’intero sistema fiscale italiano.
Al meglio, ma è improbabile, qualche politico a caccia di voti si muoverà con passione e ci servirà il solito condono mascherato, parziale e per lo più inattuabile, lasciando inalterata la montagna di letame economico giuridico e sociale che è il nostro fisco.
Fenimprese Bari
