102 super ricchi lanciano l’appello: vogliamo pagare più tasse

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Vi domandante, anzi ci domandiamo: possibile che i paperoni del mondo chiedono più tasse da pagare? Possibile che tale richiesta sia finalizzata all’abbattimento delle disuguaglianze sociali? Sono perplesso lo ammetto. Sono convinto che la stragrande maggioranza di noi sarebbe immediatamente d’accordo, un po’ per giustizia, molto per invidia. Immaginate i parassiti sociali come sarebbero felici di tale iniziativa: l’importante è sopravvivere sulle spalle della società. Di contro, meno male, una persona dignitosa sarebbe d’accordo e vorrebbe minore assistenzialismo. E’ una questione di cultura. Chi è abituato a produrre, a mettersi in gioco, a contare su se stesso, a convivere in gruppo, a rimboccarsi le maniche accoglierebbe l’iniziativa dei ricchi come auspicio per servizi migliori, per una sanità più umana, per una giustizia giusta, per i trasporti meglio organizzati, per una valorizzazione dei beni culturali, per una scuola più inclusiva e tantissimo altro ancora. E’ questione di cultura. Il benessere sociale è una conquista, è un contenitore dentro il quale c’è di tutto: lavoro, soldi, famiglia, servizi adeguati, scuola, ecc., ma più di tutti c’è il tuo impegno nella società. Allora ben venga la maggiore tassazione o, se vogliamo, il concetto secondo cui chi guadagna di più deve pagare di più.


Francamente non capisco la litania di una certa corrente politica che ogni tanto esce dal cilindro la famosa tassa “patrimoniale “ che in altre parole, sarebbe un’imposta che non grava sui redditi la lavoro, ma sul capitale detenuto (patrimonio) dal contribuente a titolo di beni mobili e immobili, posseduti sia in Italia sia all’estero. Una tassa su di un’altra tassa.


Ma torniamo ai paperon de paperoni. Ben 102 super ricchi di tutto il mondo chiedono di pagare più tasse, e lo hanno anche pubblicato con tanto di manifesto sottoscritto al forum mondiale economico di Davos in Svizzera (non molto lontano da noi miseri italiani). Loro dicono che non è giusto che a pagare siano i ceti medio bassi, tutti devono contribuire alla spesa pubblica, soprattutto chi ha di più. La prima cosa che mi viene in mente è: voi non vivete in Italia!. Difatti tra i 102 magnati non troviamo nessun italiano. E gli straricchi italiani ci sono, ci sono, tranquilli.


Sembra la trama del film “la carica dei 102 (lo so, era 105)” e quasi ci azzecco viso che tra i 102 miliardari è presenta Abigail Disney, l’erede della Walt Disney. Il “manifesto” spiega che essere milionari non è un peccato, ma è giusto che chi abbia ingenti ricchezze partecipi di più alla Spesa Pubblica. “Come milionari sappiamo che l’attuale sistema fiscale non è equo”. I governi nazionali dovrebbero perseguire interessi collettivi, tassando in modo proporzionale i contribuenti in relazione al patrimonio che detengono. Si prende da chi non ha o da chi ha poco, si preserva il patrimonio di chi ha tanto. Per tale motivo “In
Tax We Trust” si evidenzia una sola richiesta: “Per favore, tassateci di più”. Ancora: “ I milionari patriottici non sono martiri che vogliono essere tassati, ma si qualificano come patriottici, ossia Servono la Patria. Così come tutti i servitori della Patria, evidenziano che tutti i ricchi, compresi loro, debbano pagare di più. La spesa del singolo sostiene la collettività, sostiene lo Stato, sostiene la Patria Quanta musica celestiale per le nostre orecchie, che concetti lusinghieri.


E tanto per chiarire i 102 uomini e donne d’oro, a Davos, hanno presentato uno studio che è stato condotto anche dall’Oxfam (è una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale è presente anche in Italia) nel quale i milionari patriottici hanno proposto un’imposta sul patrimonio progressiva, che parte dal 2% per coloro che posseggono 5 milioni di dollari e 5 % per i miliardari. Tale studio evidenzia che si potrebbero raccogliere circa 2.500 miliardi di dollari. Si tratta di una somma idonea a sostenere circa 2.3 miliardi di persone ad uscire dallo status di povertà. Tale somma garantirebbe a tutti di avere una vita libera e dignitosa, di avere un lavoro, di accedere alle cure e ai trattamenti sanitari. Insomma, l’imposta sul patrimonio progressiva può garantire la lotta alle disuguaglianze e può essere un mezzo idoneo a garantire quei principi che sono alla base dello Stato Sociale di Diritto, ossia di uno stato che pone al centro delle proprie azioni non l’interesse economico di pochi, bensì il riconoscimento e la tutela di quei diritti che sono propri dell’Essere Umano. A me viene spontanea una domanda: ma la tassazione che propongono è una tantum o all’anno. Perché se fosse all’anno l’Italia potrebbe prenotarsi e cancellare in sol colpo il grasso grosso debito che è pari a 2.7000 miliardi di euro – euro più euro meno -.

Franco Marella

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