Ue approva Carta d’Italia per aiuti a finalità regionale 2021-27

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La Commissione europea ha approvato oggi a Bruxelles la Carta per la concessione degli aiuti a finalità regionale per l’Italia, che sarà valida dal primo gennaio 2022 al 31 dicembre 2027. La decisione è stata presa nel quadro degli orientamenti riveduti in materia di aiuti di Stato a finalità regionale, che sono stati adottati dalla Commissione il 19 aprile 2021, e che consentono ai paesi Ue di aiutare le regioni meno favorite a recuperare il ritardo accumulato, e di ridurre le disparità in termini di benessere economico, reddito e disoccupazione, secondo gli obiettivi delle politiche dell’Unione, spiega la Commissione in una nota.

Inoltre, agli Stati membri vengono offerte maggiori possibilità di dare sostegno alle regioni che affrontano una crisi o sfide strutturali, come lo spopolamento, affinché possano contribuire pienamente alla transizione verde e digitale. Allo stesso tempo, sottolinea la Commissione, “gli orientamenti riveduti mantengono solide garanzie per impedire agli Stati membri di utilizzare fondi pubblici per innescare la delocalizzazione di posti di lavoro da un paese dell’Ue a un altro”, ciò che costituisce “un aspetto essenziale per la concorrenza leale nel mercato unico”. La Carta degli aiuti per l’Italia indica le regioni della Penisola ammissibili agli aiuti per investimenti a finalità regionale.

La Carta stabilisce inoltre le intensità massime di aiuto in queste regioni. L’intensità dell’aiuto è l’importo massimo dell’aiuto di Stato che può essere concesso per ciascun beneficiario, espresso sotto forma di percentuale dei costi di investimento ammissibili. Un gruppo di regioni che ospitano il 41,99% della popolazione italiana sarà ammissibile agli aiuti per investimenti a finalità regionale. Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna (che totalizzano il 32% della popolazione italiana) rientrano tra le regioni più svantaggiate dell’Unione, con un Pil pro capite inferiore al 75% della media Ue.

Queste regioni sono ammissibili agli aiuti a norma dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera a), del Trattato sul funzionamento dell’Unione (le cosiddette “zone A”), con intensità massime di aiuto per le grandi imprese comprese tra il 30% e il 40%, in funzione del Pil pro capite della zona di appartenenza. L’Italia ha poi la possibilità di designare le cosiddette “zone C non predefinite” per un massimo del 9,99% della popolazione nazionale. La designazione specifica delle “zone C non predefinite”, che riguarda le ex “zone A” e le zone scarsamente popolate, può avvenire in futuro, e comporterebbe una o più modifiche della Carta degli aiuti a finalità regionale approvata oggi.

In tutte le zone menzionate, le intensità massime di aiuto possono essere maggiorate di 10 punti percentuali per gli investimenti delle imprese di medie dimensioni e di 20 punti percentuali per gli investimenti delle piccole imprese (con costi ammissibili fino a 50 milioni di euro per i loro investimenti iniziali). Inoltre, il Fondo Ue per la transizione giusta (“Just Transition Fund”), dedicato alle aree con le economie più legate alle fonti fossili di energia, prevede che si possa applicare un aumento dell’intensità massima di aiuto nelle aree inserite nel futuro Piano territoriale previsto dal Fondo stesso per l’assegnazione degli aiuti.

In pratica, l’Italia avrà la possibilità di notificare una modifica della mappa degli aiuti a finalità regionale approvata oggi, al fine di applicare un potenziale aumento dell’intensità massima di aiuto nelle future “aree di transizione giusta”.

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